Comune di Vallerano

13 Piazzale Armando Diaz Vallerano

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Vallerano è un piccolo borgo collinare della Tuscia che si erge hai piedi del Monte Cimino, il paesaggio intorno è quello tipico del Viterbese, meravigliosi boschi di nocciole e castagne, vigneti e campi coltivati.

Le lunghe cantine scavate a mano nel tufo, i bei palazzi rinascimentali, il ben noto carattere accogliente degli abitanti, i vicoli ben ordinati e i tre campanili che svettano verso il cielo, rendono Vallerano uno dei più belli e particolari borghi della Tuscia, assieme anche a tanta cultura pronta per essere scoperta.



Cenni Storici

Anche se dati certi sulla sua origine possono essere rintracciati su documentazioni collocate intorno al 1200, con la edificazione del Castrum sulla parte più inattaccabile dell’avvallamento naturale scelto dai primi abitanti di queste terre, le prime tracce di insediamento sono fatte risalire all’età del bronzo.

Le stesse opere murarie ritrovate nell’antico borgo medioevale ed altre importanti testimonianze archeologiche portano ad affermare che l’antica rocca edificata sulla gobba tufacea tutt’ora ben visibile, sia stata abitata fin dal 1000 a.c.

La presenza di numerose tombe etrusche, violate e saccheggiate in periodi diversi, e utilizzate in epoche successive prima come abitazioni e poi come fienili, stalle e ripostigli per conservare alimenti o per

ricoverare animali domestici, testimoniano come Vallerano fosse integrato nel territorio che ebbe il nome di Etruria.

Soltanto dopo il 300 a.c. con il passaggio dei Romani nella Selva Cimina e con la sconfitta degli etruschi nella battaglia del Lago di Vadimone, l’intero territorio subì il dominio di Roma e, in seguito, le incursioni barbariche con devastazioni e distruzioni, spopolamenti e abbandoni degli insediamenti abitativi.

Dopo l’ottavo secolo, con l’inizio della nuova fase storica e la diversa organizzazione del territorio e con lo svilupparsi del potere della Chiesa e dell’importanza delle sue proprietà fondiarie, Vallerano entrò nel Patrimonium Sancti Petri, con l’atto di donazione che papa Adriano IV fece tra il 1154 e il 1159, e vi rimase per lungo periodo. Ma non sono mancati passaggi da un possedimento ad un altro. Così risulta già una sua sudditanza a Viterbo fin dall’anno 1188, poi rinnovata nel 1254, esattamente tre anni dopo la promulgazione dello Statuto di Viterbo. Può quindi presumersi che è dello stesso periodo lo Statuto di Vallerano sottoposto a revisione e quindi certificato con firma autentica dal Duca Orazio Farnese nel 1534 e infine approvata con bolla apostolica di Paolo III emanata a Viterbo il 19 settembre del 1536.

Prima di questo evento, Vallerano è passato dalle dipendenze della città di Viterbo, ai Di Vico (1188-1278) e poi agli Orsini e di nuovo alla città di Viterbo per ritornare sotto gli Orsini nel 1306. In seguito all’Ospedale Santo Spirito in Sassia e poi nuovamente sotto lo Stato Pontificio per essere infeudato a Domenico Ronconi di Rossano. Intorno al 1500 fu assegnato alla proprietà della Camera Apostolica per poi passare a Pier Ludovico Borgia e, infine, ai Farnese fino a quando, con la distruzione del Ducato di Castro del quale Vallerano, sotto Ranuccio il Vecchio, entrò a far parte, ritornò nel possesso dei pontefici intorno al 1785. Nel 1870, infine, Vallerano entrò a far parte del Regno d’Italia.


Tradizioni, Eventi & Folklore.

La cultura del castagno rappresenta un fattore primario dell’identità valleranese: da secoli. La regina assoluta delle specialità valleranesi è infatti la castagna, l’unica ad aver ricevuto il marchio D.O.P., affiancata dal marrone, dal sapore più farinoso e meno intenso della castagna ma ugualmente piacevole al palato.

Altro importante prodotto è la nocciola, con la quale si preparano degli ottimi dolci, i tozzetti.

Eccellenza della gastronomia è la produzione di porchetta, che porta il nome del paese anche fuori dai confini regionali. Prodotta artigianalmente secondo la tradizione valleranese potrà essere gustata anche con il pomodoro.

Anche immancabili, sulla tavola di un buon valleranese, sono le fricciolose (sottilissime crepes con pecorino), ggulitonni (pasta fatta in casa con acqua e farina) e bbangarucci (tipico pane con ciccioli di maiale).

Il vitigno autoctono del territorio è il greco bianco ma ci sono altri vitigni IGT quali il sangiovese, il trebbiolo, il ciliegiolo, il trebbiano e la malvasia. Nel paese sono presenti alcune aziende agricole che producono vino di alta qualità.

Vallerano è un luogo da scoprire, ogni anno ti aspetta con le sue spettacolari feste/Sagre:

- Sagra della porchetta e dei prodotti tipici: Nel mese di giugno di ogni anno il Comune di Vallerano,

l’Associazione Kalipè ed il Comitato festeggiamenti diSan Vittore organizzano una tre giorni di “sagra della porchetta”, prodotta artigianalmente secondo la tradizione valleranese potrà essere gustata insieme ad altri piatti tipici della cucina locali

Sagra della frittura: a fine giugno, si potranno assaggiare tantissimi tipi di verdure pastellate e fritte e anche molti prodotti tipici della zona.

Nella seconda metà del mese di agosto si svolge ogni anno la festa patronale di San Vittore Martire che, oltre a prevedere rievocazioni storiche e concerti musicali, si conclude con uno spettacolo pirotecnicotra i più rinomatidel centro Italia. (Maggio e Agosto)

 

 

 



A fine agosto, la tradizione de "La Notte delle Candele", nella quale nel paese viene tolta  l'illuminazione elettrica in favore di circa 100.000  candele disposte lungo il paese dagli abitanti.

A lume di candela si svolgono durante questa manifestazione  numerosi concerti ed eventi gastronomici, che  trasformano Vallerano, per una notte, in un  villaggio incantato.




Sagra della castagna: per tutto il mese di ottobre, a Vallerano si degusta la castagna, con una serie di stand gastronomici e piatti preparati a base di  questo produtto. Le cantine di tutto il paese si vestono di festa per accogliere centinaia di persone che ci visitano da tutta Italia e dal mondo.

Se sei arrivato fin qui non puoi perderti di conoscere il nostro lato più amato, le nostre meravigliose chiese, grotte e sentieri che ti porteranno a scoprire con i tuoi occhi la nostra più profonda essenza.

Il borgo comincia a svilupparsi già prima dell’anno 1000, ma le distruzioni del 1282 e del 1432 alterano profondamente la natura medievale dell’abitato: rimane il torrione, le mura e lo stemma dei Prefetti di Vico mentre i vicoli paralleli, i palazzi alti, le piazze e gli slarghi rimandano ad una urbanistica e ad una architettura rinascimentale. All’interno e all’esterno del centro storico, il sottosuolo presenta numerose cantine scavate a mano nel tufo, dai diversi utilizzi a seconda del periodo storico: tombe, stalle, conserve alimentari, rifugi, laboratori di lavorazione del vino e delle castagne.

La chiesa sconsacrata di Maria SS.ma della Pieve del XII secolo, poco distante dal centro storico, conserva in parte la sua originaria struttura architettonica romanica, mentre al suo interno sono di notevole interesse gli affreschi e le decorazioni absidali dedicati a Maria SS.ma, San Bonaventura e San Francesco d’Assisi.

Si affacciano sull’accogliente piazza dell’Oratorio due vecchie chiese: la chiesa della Madonna del Rosario e la vecchia chiesa di Sant’Andrea, fino al 1750 matrice e cattedrale, poi divenuta ospedale e ora scuola di musica. Conserva affreschi cinquecenteschi di notevole fattura.



La nuova chiesa di Sant’Andrea Apostolo fue costruita nel 1751 sulle rovine dell’antico castello. Nel punto più alto del paese si erge la chiesa di San Vittore Martire, patrono di Vallerano. Al suo interno si conserva un fonte battesimale del 1450 in peperino, mentre  di notevole bellezza è il soffitto a  cassettoni, composto da 116 riquadri, datato 1762 e l’organo Alari 1750.

Fuori dal paese, sorge il fiore all’occhiello di Vallerano: il santuario di Maria SS.ma del Ruscello dei Donatori di Sangue. Edificata sui disegni del Vignola a seguito del miracolo avvenuto il 5 luglio 1604, accoglie opere d’arte

di straordinaria importanza e bellezza: l’annunciazione del Vandi, l’estasi di San Carlo Borromeo del Pomarancio e una tela del Lanfranco. Ma il capolavoro d’eccezione conservato nel santuario è l’organo monumentale barocco Burzi-Alari-Ercoli-Priori suonato nel 1707 da Georg Friedrich Händel.

Il musicista era solito recarsi a suonare lo strumento e il 18 giugno 1707 alla presenza dei Farnese signori di Vallerano e dei Ruspoli presentò il noto “Salve Regina” con Margherita Durastante come soprano e lui stesso all’organo.

Molto suggestiva la leggenda che rende particolarmente interessante una visita alla chiesa del Crocefisso, situata lungo la strada che da Vallerano porta a Fabbrica di Roma. Sulla sua origine non si hanno notizie documentali ma quelle tramandateci dalle vecchie generazioni portano a ritenere che il culto per la Madonna fonte di grazia, fosse già presente prima del 1600. La località ove sorge la chiesa era chiamata la valle dei cinghiali, recita l’epigrafe in latino posta in ricordo del restauro ordinato nel 1747 dal Vescovo diocesano. E la leggenda vuole che siano stati proprio i cinghiali a dissotterrare una tegola con l’immagine della Madonna. Immagine poi raccolta da un boscaiolo ed appesa ad un ramo di quercia per essere ammirata e venerata da passanti al punto tale che si diffuse assai la notizia di grazie e miracoli verificatisi nei pressi di questa immagine. Si rese necessario così erigere una piccola struttura che consentisse alla comunità religiosa di esercitare sul posto il ministero delle confessioni e le funzioni religiose. Intorno al 1600, considerato l’afflusso di pellegrini, fu deciso di edificare una chiesa più grande affidando il progetto ad un allievo del Vignola e trasferendo al suo interno un grande crocifisso appartenente ai passionisti di Carbognano che tentarono inutilmente di riappropriarsene ma senza successo perché, inspiegabilmente, il crocefisso “ritornò” all’interno della nuova chiesa.



Le grotte.

Nelle campagne di Vallerano si possono trovare grotte rupestri di origine Villanoviana.

L’insediamento di San Lorenzo

secondo lo studioso Bertini-Calosso rappresentava “una piccola comunità benedettina”.

In località La Stufa rinveniamo le Grotte di San Leonardo. Un insediamento monastico in forma rupestre situato su un poggio collocato tra il Rio di San Leonardo e il Rio della Stufa. Il complesso viene interpretato come insediamento monastico del XII-XIII secolo, si ipotizza, dice Bertini Calosso che sia appartenuto ai benedettini..

In località Pantaniccio si possono osservare, alcuni resti delle Grotte di San Salvatore con affreschi dipinti su tufo di epoca anteriore al XIII secolo. In una grotta sono raffigurati  il SS. Salvatore, gli Apostoli alcuni santi tra cui è chiaramente riconoscibile San Benedetto iniziatore del monachesimo.

In località Monti Festo troviamo la Grotta di Sant’Angelo, su una piattaforma tufacea si aprono un antro naturale, abbastanza profondo che collega due grotte, in una di esse vi era un affresco che ritraeva San Michele Arcangelo dipinto entro la nicchia.

In fine la rupe che si erge di fronte a quella su cui si trova il centro antico di Vallerano, verso ovest, è costellata di grotte e caverne, sia alla base, lungo il fosso Ferriere, che a diverse altezze nella parete rocciosa, alcune anche interessanti. Quelle più vicine al paese sono state modificate e riadattate ad usi agricoli o magazzini. Tra le grotte più belle vi sono quelle conosciute come Grotte dei Quadratini e dei Finestroni (in realtà un colombaio) così chiamata per le tante
aperture verso la vallata. Sono entrambe molto belle, in particolare grandissima è quella dei finestroni, un lungo corridoio che collega diversi ambienti.